L'Università della Basilicata a Matera capitale europea della cultura 2019
a cura dI
Cosimo Damiano Fonseca
Accademico dei Lincei
Primo Rettore dell’Università della Basilicata
E’ indubbio che non sia stata estranea alla designazione di Matera quale
“Capitale Europea della Cultura” per il 2019 la circostanza della presenza nella
Città di strutture universitarie.
Ai quesiti formulati dagli Organismi competenti della Comunità gli Enti
materani di riferimento avevano risposto con un elenco particolareggiato riferito
alle realtà esistenti e altresì con una serie di proposte da mettere in atto: tra
queste ultime veniva inserito un campus universitario che, tra l’altro, avrebbe
fatto da cerniera tra il centro della Città e un quartiere periferico in decisa
espansione.
Ma, al di là della circostanza legata all’evento prestigioso del 2019, è opportuno
riflettere sul significato che assunse nel 1971 l’apertura di corsi universitari a
Matera non omettendo una doverosa precisazione.
Come è noto fu possibile dare concreta realizzazione alla sede materana
dell’Ateneo lucano grazie al varo del Primo Piano quadriennale di sviluppo del
sistema universitario nazionale avvenuto con la Legge del 7 agosto 1990, n. 245
e del successivo Decreto ministeriale del 21 settembre dello stesso anno. Chi
scrive ebbe la ventura di redigere, insieme con un impareggiabile Direttore
Generale del Ministero, il Dott. Domenico Fazio, la relazione finale del Piano in
quanto succeduto nella presidenza della Commissione al Rettore V. Bonocore di
Salerno (eletto Deputato al Parlamento) e al Sottosegretario Covatta. In tal modo
“l’Ateneo lucano ’vedeva’ riconosciuta la sede di Matera come suo secondo
polo inserito saldamente nell’inscindibile legame strutturale e territoriale
dell’unica Università della regione dalla quale prendeva il nome ed entro cui
iscriveva la propria identità”.
Ma se quanto dianzi rilevato attiene all’iter burocratico che portò
l’Università a Matera, non vanno taciute le autentiche ragioni che ne avevano
favorito il radicamento. Ci si riferisce al bacino di segni culturali di cui è ricco il
suo territorio.
Basti pensare alla sua tradizione magnogreca che nelle città della costa
jonica scrisse pagine di incomparabile valore: e valga per tutti il richiamo alla
Scuola pitagorica di Metaponto,dove nel 497 avanti Cristo morì il filosofo della
metafisica del numero che, nel disegno armonico della sua concezione
cosmologica, individuò proprio nel numero l’ἀρχἠ delle cose.
Ecco perché nel nuovo edificio della Scuola di Specializzazione in
Archeologia abbiamo voluto che le aule didattiche portassero i nomi di
Metapontum, Heraklea, Siris aggiungendovi Grumentum quale cosciente
richiamo ai centri della colonizzazione greca e romana i cui siti archeologici
testimoniano ancora oggi il grande ruolo esercitato nell’età classica.
Insieme con la tradizione magnogreca il territorio materano evidenzia ed
esalta l’affermazione di un’altra componente della sua civiltà, quella cristiana,
come è attestato dal suo ordinamento carismatico di ascendenza gelasiana, dalla
facies della sua religiosità che ispirava moduli mentali e modelli iconografici - e
valga per tutti il riferimento ai cicli degli affreschi in grotta - alla ecumene di
Bisanzio, dalle cospicue tracce della concezione apoteotica normanna anche
nella erezione delle Cattedrali esprimeva, oltre la gratitudine a Dio per le vittorie
conseguite, la propria ideologia del potere, dalla rete dei monasteri i cui
scriptoria tramandavano le opere del mondo classico e i florilegi dei Padri della
Chiesa, dalla gestualità e dalla ritualità popolare espressa non rare volte
attraverso forme sincretistiche sedimentatesi per secoli, se non per millenni,
nelle pieghe inesplorate del profondo dove non sempre la più raffinata ricerca
demoetnoantropologica è riuscita a individuarne i processi.
E nell’età moderna, nonostante i fenomeni di regressione economica ed il
ruolo egemone sempre più schiacciante nei confronti delle province assunto
dalla Capitale del Regno, Matera non si estranea dai processi di cultura
mantenendo un fecondo collegamento con i centri maggiori di promozione
culturale. L’elenco dei “Soggetti materani che colle loro virtù hanno illustrata la
loro patria” ricostruito nelle Memorie storiche profane e religiose su la città di
Matera dalla pietas del canonico materano Francesco Paolo Volpe comparse a
Napoli nel 1818, ne costituisce una illuminante riprova. Qui conviene far
memoria di coloro che ebbero compiti di docenza nelle Università italiane a
cominciare da Giovanni Antonio Verricelli lettore di Medicina della Natio
Alemannica nell’Università di Padova che seguì Bona Sforza nel forzato esilio
dalla Polonia a Bari; Ascanio Persio il filologo (1554-1610) che tenne la cattedra
di Filosofia nell’Università di Bologna; suo fratello Antonio (1542-1612)) il
filosofo che venne annoverato tra gli Accademici dei Lincei; Emanuele Duni
che insegnò Diritto canonico nell’Università La Sapienza di Roma e,
spingendoci fino ai giorni nostri, Paolo Eustachio Lamanna, pedagogista
insigne, che fu Rettore dell’Università di Firenze. E’ su questo retroterra
culturale che trentotto anni or sono affondò le sue radici l’Università della
Basilicata e che penso non sia stato estraneo al processo che ha insignito Matera
del titolo di “Capitale europea della Cultura 2019”.